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Dizion. 5° Ed. .
C,
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pag.339
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C, Definiz: | lettera, la terza dell'alfabeto e la seconda delle consonanti, che i grammatici dicono mute. Pronunziasi Ci, e si fa tanto masc. quanto femm. Per l'affinità del suono il C e il G si commutano frequentemente, dicendosi Loco e Luogo, Lacrima e Lagrima. Si scambia anche con la Z, come Ufficio e Uffizio, Beneficio e Benefizio. Innanzi alle vocali A, O, U, ha suono più muto o più rotondo, come Capo, Conca, Cura avanti la E ed I si manda fuori più ammollita, come Cera, Cibo; ma per darle il suono che ha colle altre tre vocali le pognamo la H dopo, come Cheto, Trabocchi, Giochi; in quel modo che per darle il suono ammollito avanti all'A, O, U, si frappone tra esse un I, scrivendo Ciascuno, Ciottolo, Ciuffo. Il CH posto innanzi all'I dà ora un suono rotondo, come in Fianchi, Stecchi, Fiocchi; e ora un suono un po' schiacciato, come in Occhi, Orecchi, Chiave, Chicco; quantunque appresso i poeti cotali suoni non impediscan la rima. – |
Esempio: | Petr. Rim. 265: Qui fra mortali sciocchi, Vergine, que' begli occhi ec. | Definiz: | Non si pone il C avanti ad altre consonanti, che alla L e alla R, nella stessa sillaba, e perde alquanto del suo suono; ma alla L più di rado; come in Conclusione, Clero, Crine, Increspato. Ammette avanti di sè nel mezzo della parola, ma in diversa sillaba, la L, N, R; come Calca, Ancora, Arca. La S le va avanti nel principio della parola come in Scudo, Schermo; ed anche nel mezzo e nella stessa sillaba, come in Bosco, Ascensione, Fascio. Mettesi il C avanti al Q, quando il Q si dovrebbe raddoppiare; come in Acqua, Acquisto. |
Definiz: | § C, Numero de' Romani, che significa Cento. |
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