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Dizion. 5° Ed. .
INVIDIARE.
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pag.1184
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INVIDIARE. Definiz: | Att. Portare invidia ad alcuno, Veder di mal occhio alcuno, con sentimento di tristezza ch'egli abbia qualche bene o vantaggio, e più spesso per bramosia di averlo noi. – | Esempio: | Tass. Gerus. 5, 71: E in tal modo comparte (Armida) i detti suoi, E 'l guardo lusinghiero e 'l dolce riso, Ch'alcun non è che non invidi altrui, Nè il timor dalla speme è in lor diviso. | Esempio: | E Tass. Gerus. 18, 40: Ei dal campo gioioso alto saluto Ha con sonoro replicar di gridi; E poi con lieto onore è ricevuto Dal pio Buglione; e non è chi l'invidi. | Esempio: | Segner. Mann. sett. 9, 1: L'invidia.... vien detta zelo,... perchè tal è il nome di chi la genera, ch'è la gelosia della propia riputazione: passando sempre questa diversità tra chi invidia alcuno e chi l'odia, che amendue veramente si attristano del ben d'esso: ma l'odiatore se ne attrista direttamente, a cagion del male che vuole al detto avversario; l'invidioso, a cagion dell'amore che porta a sè, parendogli che nell'esaltamento dell'avversario egli debba restar depresso. | Esempio: | Guadagn. Poes. 1, 72: Ah! fra lor sempre benchè goffe e roche, S'invidiano le gazze, i corvi e l'oche. |
Definiz: | § I. E per Guardare alcuno con sentimento di rammarico per non essere pari a lui in qualche cosa da noi desiderata. – | Esempio: | Ar. Orl. fur. 43, 174: Ma.... al men resti un conforto A noi che siàn di Brandimarte privi; Ch'invidiar lui con tanta gloria morto Denno tutti i guerrier ch'oggi son vivi. | Esempio: | Tass. Gerus. 6, 82: E tra sè dice sospirando: oh quanto Beata è la fortissima donzella! Quant'io la invidio! | Esempio: | Segner. Mann. nov. 1, 2: Quantunque nella casa di Dio si truovi ogni bene, e però chiunque v'abita sia beato, contuttociò non è questa già la cagione per cui il Salmista sì piamente ne invidia gli abitatori, con dir: Beati qui habitant.... Se sì gl'invidia con intitolarli beati, è perchè quivi non faranno mai altro che lodar Dio. |
Esempio: | Pindem. Poes. 46: Sol che un legno Ancorato sia qui, scorgo un'armata, E non mi bastan gli occhi, e invidio un Argo. |
Esempio: | Leopard. Poes. 134: Con più sospiri ardenti Dall'imo petto invidïò colui Che tra gli spenti ad abitar sen giva. |
Esempio: | E Leopard. Pros. 2, 89: Ma non invidio però i posteri, nè quelli che hanno ancora a vivere lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti, e quelli che hanno un gran concetto di sè medesimi; e volentieri mi sarei cambiato con qualcuno di loro. Oggi non invidio più nè stolti nè savj, nè grandi nè piccoli, nè deboli nè potenti. Invidio i morti, e solamente con loro mi cambierei. |
Definiz: | § II. E poeticam., in costrutto, mediante la prep. Di, con un compimento denotante ciò di cui si porta invidia ad alcuno. – | Esempio: | Tass. Gerus. 10, 23: E qui il vetusto Mago si tacque; e quegli a dir riprese: O lui felice eletto a tanta lode! E parte ne l'invidia, e parte gode. |
Esempio: | E Tass. Gerus. 15, 38: Lasciami.... veder questi inconosciuti lidi: Veder le genti, e 'l culto di lor fede, E tutto quello ond'uom saggio m'invidi, Quando mi gioverà narrar altrui Le novità vedute, e dire: io fui. |
Definiz: | § III. E riferito a cosa posseduta o goduta da altri, condizione, stato, sorte, virtù, pregio, e simili; ed altresì, a fatto comecchessia degno di lode; vale Vederlo in altri con sentimento, sia malevolo, sia benevolo, di rammarico. – | Esempio: | Vill. G. 89: Ma impertanto volendo ricoprire la sua vergogna, alla moglie diceva, che ciò li addiveniva per malie che fatte li erano per alcuni che invidiavano i suoi felici avvenimenti. | Esempio: | Tass. Gerus. 2, 63: Ma dal mio re con istupore accolte Sono (le novelle del tuo valore) non sol, ma con diletto insieme; E s'appaga in narrarle anco più volte, Amando in te ciò ch'altri invidia e teme. |
Esempio: | E Tass. Gerus. 5, 8: Ma il più giovin Buglione, il qual rimira Con geloso occhio il figlio di Sofia, La cui virtute invidïando ammira, Che 'n sì bel corpo più cara venia; Nol vorrebbe compagno. | Esempio: | E Tass. Gerus. 5, 14: I gradi primi Più meritar, che conseguir, desio; Nè, pur che me la mia virtù sublimi, Di scettri altezza invidïar degg'io. | Esempio: | Dav. Tac. 1, 17: Egli, dicendo gli onori delle donne doversi temperare..., ma invidiando l'alteza di lei come la sua aduggiasse, non le concedette pure un littore, e l'altare dell'adozione e altre cose cotali le tolse. |
Esempio: | Parin. Poes. 76: Invidieran tua delicata mano I convitati; inarcheran le ciglia Sul difficil lavoro. | Esempio: | Fiacch. Fav. 2, 136: Nè mai ti lagni? e dell'ingiusto fato Non senti i torti? e invidïar non sai Quel che vedi in altrui felice stato? | Esempio: | Cesar. Vit. Crist. 1, 103: Noi invidiamo quella vita sì dolce, e quella conversazion così santa: e in opera non la vogliamo. | Esempio: | Guadagn. Poes. 2, 111: Fortunato libriccino, Quanto invidio il tuo destino! (qui figuratam.). |
Esempio: | Capp. Longob. 149: Ha la Germania di recente eretto.... ai grandi uomini che in lei nacquero un molto nobile monumento; grandioso pensiero, che io non posso altro che invidiare. | Esempio: | E Capp. Econ. 410: Anche i poveri godevano quella magnificenza del ricco, non la invidiavano. |
Definiz: | § IV. Onde Invidiare checchessia ad alcuno, vale Desiderar vivamente di aver noi, possedere, godere, o poter fare, sia con sua privazione o danno, sia senza, ciò che quegli ha, possiede, gode, o fa. – | Esempio: | Petr. Rim. 1, 233: Pasco la mente d'un sì nobil cibo, Ch'ambrosia e nettar non invidio a Giove. | Esempio: | Tass. Gerus. 6, 82: E non le invidio il vanto, O 'l femminil onor dell'esser bella. | Esempio: | Parut. Soliloq. 1, 11: Io per certo invidio a voi quell'ozio santo, dato tutto alle orazioni e alle meditazioni; ozio che è il vero negozio, vero trattenimento, e vero nutrimento delle anime. | Esempio: | Metast. Dramm. 2, 297: Non t'invidio l'impero, Non ò cura del resto. |
Esempio: | Cesar. Vit. Crist. 1, 95: Una verginella, per singolarissimo privilegio fatta.... vera Madre di Dio: chi non s'inchina a così rara eccellenza? e chi non dee chiamarla beata? e non invidiarle un millesimo di tanta gloria? |
Definiz: | § V. E figuratam. – |
Esempio: | Petr. Rim. 1, 203: Schietti arboscelli,... Ombrose selve,... O soave contrada, o puro fiume, Che bagni 'l suo bel viso e gli occhi chiari, E prendi qualità dal vivo lume; Quanto v'invidio gli atti onesti e cari! | Esempio: | Parin. Poes. 32: O tu ch'a Italia, Poi che rapirle i tuoi l'oro e le gemme, Invidïasti il fedo loto ancora, Onde macchiato è il Certaldese, e l'altro Per cui va sì famoso il pazzo Conte. |
Definiz: | § VI. E riferito a persona; anche figuratam. – |
Esempio: | Ar. Orl. fur. 20, 119: Guerrier, tu sei pien d'ogni avviso, Che damigella di tal sorte guidi, Che non temi trovar chi te la invidi. |
Esempio: | Capp. Pens. Educ. 318: Lo che a me sembra avere mostrato un uomo che le scienze morali invidiano alle fisiche, e che sulla educazione scrisse poche parole, ma di gran peso. |
Definiz: | § VII. Pur figuratam. e poeticam., con proprietà latina, Togliere, Impedire, od anche soltanto Disdire, Negare, Contendere, ad alcuno, l'uso, il godimento, il benefizio, di checchessia. – | Esempio: | Ugurg. Eneid. 274: Ma la vecchiezza, tarda per lo sangue raffreddato e debilitato per li anni, a me invidia l'imperio, e le tarde forze alle cose forti. | Esempio: | E Ugurg. Eneid. 360: E invidiotti (la fortuna) a me, acciò che non vedessi i nostri regni nè fusse portato vincitore alle paterne sedie! | Esempio: | Tass. Gerus. 7, 15: O fortunato, Ch'un tempo conoscesti il male a prova, Se non t'invidj il ciel sì dolce stato, Delle miserie mie pietà ti mova. | Esempio: | E Tass. Gerus. 16, 60: Chiudesti i lumi, Armida: il cielo avaro Invidïò il conforto a' tuoi martiri. Apri, misera, gli occhi: il pianto amaro Negli occhi al tuo nemico or che non miri? | Esempio: | Chiabr. Rim. 1, 391: Tal costui (Lutero).... Corse la Chiesa, ed ivi, D'ogni bella virtù leggi ed esempj Invidïando a' vivi, Tutti sossopra ha volti, E tolto ogni suffragio anco a' sepolti. | Esempio: | Salvin. Iliad. 198: Circa i morti, abbruciargli io non invidio. |
Esempio: | E Salvin. Iliad. 473: E certo di leggiere Portato via allora di Pantède Le famose armi avria Atride, se Non gliel'avesse invidïato Febo Apollo. |
Esempio: | E Salvin. Eglog. 7, 56: Aridi i campi: muor di sete l'erba, Di pampani ombre Bacco invidia a i poggi. |
Esempio: | Bentiv. C. Teb. 1, 380: Perchè d'Argo a me invidj il bel soggiorno? Volgi altrove la guerra, e del tuo sangue Pietà ti prenda. | Esempio: | E Bentiv. C. Teb. 3, 59: Torna Menon, sdegnoso e mesto Che gl'invidiasse il Fato orrevol morte. |
Esempio: | Mont. Iliad. 23, 505: Oltrepassato Forse l'avrebbe, o pareggiato almeno, Se al figlio di Tidéo Febo la palma Invidïando, non gli fea sdegnoso Balzar dal pugno la lucente sferza. |
Definiz: | § VIII. E altresì poeticam., Invidiare checchessia a se medesimo, vale Esser cagione di perderlo o di non conseguirlo, Far cosa per la quale si perda o si demeriti checchessia. – | Esempio: | Dant. Inf. 26: E più lo ingegno affreno ch'io non soglio, Perchè non corra che virtù nol guidi; Sì che, se stella buona o miglior cosa M'ha dato il ben, ch'io stesso nol m'invidi. | Esempio: | Tass. Gerus. 12, 93: Quivi (nel cielo) Spero che per te loco anco s'appresti.... Se tu medesmo non t'invidj il cielo, E non travii col vaneggiar de' sensi, Vivi e sappi ch'io ec. | Esempio: | Bentiv. C. Teb. 1, 597: E qual sì atroce D'odio cagion della tranquilla notte Turba i riposi? È forse angusto il giorno? Di placida quïete un sol momento Invidiate a voi stessi e un breve sonno? |
Definiz: | § IX. Trovasi per Aborrire, Odiare, Non poter vedere. – |
Esempio: | Benciv. Esp. Patern. volg. 42: Chi più sa e più vede i dolori e mali del mondo, più ha di duolo a suo cuore, e lacrime e pianti; e così comincia questo mondo a invidiare, e come più invidia questa vita, più disidera l'altra. |
Definiz: | § X. Neutr. Portare invidia, Avere invidia, a chicchessia o a checchessia: usato anche assolutam. – | Esempio: | Dant. Parad. 17: Non vo' però ch'a' tuo' vicini invidie, Poscia che s'infutura la tua vita Via più là che il punir di lor perfidie. | Esempio: | Ar. Orl. fur. 32, 12: Oh quante volte da invidiar le diero E gli orsi e i ghiri e i sonnacchiosi tassi! Che quel tempo voluto avrebbe intero Tutto dormir, che mai non si destassi. | Esempio: | Adr. G. B. Stor. 250: Ed in cotal maniera tratteneva il duca..., e non dispiaceva a' Genovesi; ed appresso alli altri Signori italiani, li quali alla grandezza del Duca invidiavano, si manteneva grato. |
Esempio: | Segner. Mann. sett. 9, 1: Quindi è.... che l'eguale invidia all'eguale, perchè vede lui pari a sè; l'inferiore invidia al superiore, perchè non vede sè pari a lui; e 'l superiore invidia all'inferiore, perchè, se non vede lui pari a sè, teme di vederselo. |
Esempio: | Salvin. Georg. 1, 121: Oramai a noi la regia, Cesar, del cielo invidia e fa doglianza Che tu curi degli uomini i trionfi. | Esempio: | Bottar. Dion. Ambiz. 91: Dee [il monaco].... non invidiare a nessuno, e a nessun nuocere, e non si preferire a' suoi fratelli, anzi riputarsi il più vile di tutti. | Esempio: | Capp. Pens. Educ. 293: Nè troppo è da invidiare alla fortuna di quelle scuole, se vogliamo sulle scuole fondare speranze certe, e averne effetti durevoli.
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Definiz: | § XI. Trovasi usato poeticam. per Essere avverso, nemico, ad alcuno, Fargli contro. – |
Esempio: | Salvin. Iliad. 417: O dolce frate, l'arco e le saette Folte or lascia giacere e star riposte, Chè scompigliolle Iddio, 'nvidiando a' Danai. |
Definiz: | § XII. È meglio essere invidiato che compianto; Proverbio usato a significare, Esser miglior cosa trovarsi in così buona condizione di fortuna da destare l'altrui invidia, che in così misero stato da meritar compassione. |
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