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CARDO
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CARDO.
Definiz: Sost. masc. Nome volgare che si dà a molte piante erbacee con foglie spinose, appartenenti a diverse famiglie.
Dal lat. carduus. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. 27: Portavano stecchi, ovvero cardi, in queste fimbrie, e faceansi pugnere i piedi.
Esempio: Bocc. Laber. 9: Ortiche, e triboli, e cardi, e simili cose mi parea trovare.
Esempio: Cellin. Vit. 191: E preso cardi e legnuzzi, e dato ordine di voler far fuoco ec.
Esempio: Manett. Mem. Frum. 222: A tutte queste si possono aggiungere molt'altre ancora, non state nominate, come sono le radici di tragopogono, di lappa bardana, di tarasacco, di sonco, di lattuga, di non pochi cardi e cirsi ec.
Definiz: § I. A determinare le varie specie del Cardo si suole unirvi qualche particolare aggiunto; come, ad esempio, Cardo benedetto o santo, che è la calcitrapa benedicta dei Botanici; Cardo salvatico o di Venere, che è il carduus pycnocephalus e il dipsacus sylvestris; Cardo scolimo, che è lo scolymus hispanicus. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 371: Virga pastoris è il cardo salvatico, ed è freddo e secco, e solamente le sue foglie si confanno ad uso di medicina.
Esempio: Dioscor. volg.: La carlina nera ha le foglie come il cardo scolimo, ma minori, più sottili e più rossicce.
Esempio: Montig. Dioscor. volg. 130 t.: Del Cardo, cioè di Venere. Questo cardo è anch'egli tra le piante che fanno la spina. Ha il gambo alto spinoso; e le foglie, che intorno intorno l'abbracciono, simile alla lattuga.
Esempio: Mattiol. Disc. 2, 859: Oltre a ciò, tiene il Ruellio che quella spinosa pianta, la qual noi chiamiamo cardo benedetto, ed altri cardo santo, ed altri erba turca, sia quella seconda spezie di cartamo salvatico che scrive Teofrasto.
Esempio: Pap. Cons. med. 2, 62: L'uso dell'acqua stillata di cardo santo,.... o in forma di bevanda così pura, o acconciandola a foggia di cedrata.
Esempio: E Pap. Cons. med. 2, 69: Dandone [della chinchina].... in bevanda dentro un poco d'acqua di cardo santo.
Definiz: § II. E per Quella specie che oggi propriamente chiamasi Carciofo salvatico, e dai Botanici cynara cardunculus, la quale produce fiori azzurri, buoni a rappigliare il latte. –
Esempio: Mattiol. Disc. 2, 693: Errano di gran lunga coloro che si pensano che 'l cameleone bianco sia quella spezie di cardo simile a i carcioffi, che noi adoperiamo in Toscana per fare apprendere il latte, in vece di caglio.
Esempio: Tedald. Agric. 96: Di questo mese [di gennaio] si semina le fave con la vanga,.... cipollini, cavolini, cardi, peschi.
Definiz: § III. E per Germoglio, così del carciofo salvatico come di quello comune, buono a mangiare: il quale comunemente dicesi Carduccio; e se è stato ricoricato sotterra, Gobbo. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 42: Non ti faccia, villano, Iddio sapere, Cioè che tu non possa mai gustare Cardi, carciofi, pesche, anguille e pere.
Definiz: § IV. E per Quella pianta erbacea grande, che fa i fiori aggregati insieme in forma d'un cilindro un po' conico con squamme uncinate e appuntate, il quale quando è secco serve a cardare i panni e la lana. Chiamasi anche Dissaco, e dai Botanici dipsacus fullonum. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 313: Il cardo si semina di marzo, e desidera terra letamata e soluta, avvegnachè nella grassa meglio allignare e apprendersi potrebbe.
Esempio: Pallad. Agric. 143: Del mese di marzo si semina il cardo: desidera la terra letaminata e soffice.
Esempio: Mattiol. Disc. 698: Il dissaco, il quale chiamano Labro di Venere, è notissimo in tutta Italia e massime in tutti quei luoghi dove si lavora di lana; imperocchè con la ricciuta testa, che produce egli con ritorte spine nelle sommità dei fusti, si cardano i panni.... per trarne fuori il pelo. Chiamasi volgarmente in Toscana cardo, ed in molti luoghi, e massime in sul bolognese, si semina, e con molta cura si coltiva nei campi.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 96: Il cardo è di due sorte, salvatico e domestico; quello nasce tuttavia minore, l'altro è sempre più grande, e di fusto e di foglie tanto tenaci, sode e concave, che piovendo rattengon l'acqua per un pezzo.
Esempio: Lastr. Agric. 4, 171: I cardi nostrali, e così i forestieri, si seminano a luna scema; l'anno dopo si trapiantano, parimente a luna scema, tra i solchi del grano, perchè non spighino il primo anno della trapiantatura.
Definiz: § V. E pel Fiore stesso del Dissaco, buono da cardare. –
Esempio: Cant. Carn. 284: Molti vanno a Ferrara o a Benevento Per aver cardi duri; Ma questi fatti quì per ognun cento Son più forti e sicuri; Colgonsi più maturi; Però fanno al cardar più forte prova.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 97: Gioverà loro [a' cardi] il sarchiargli di marzo, aprile e maggio, purchè non abbian cominciato a mandar fuori il cardo; il quale [fatto] si cava, tagliando i più grossi e quadri, per dar sosta di venire innanzi a quelli che vi rimangono.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. appr.: Alcuni gli serbano ficcando il picciuolo nei graticci, sì che il cardo non si strofini a guastarsi le spine acute che ha.
Definiz: § VI. Per similit. dicesi Cardo Quell'arnese composto di due tavolette di legno quadrangolari, ricoperte di cuoio, e munite di denti di ferro uncinati; l'una fissa sopra un cavalletto, l'altra menata a mano; le quali, scorrendo questa su quella, servono a cardare la lana che vi è distesa, raffinandola acciò si possa filare; Scardasso. –
Esempio: Not. Malm. 1, 295: Pettinare la lana con quei pettini che chiamano cardi, perchè hanno i denti torti e simili a quelli spuntoni che hanno le foglie, il fusto ed il fiore dell'erba detta cardo.
Esempio: E Not. Malm. appr.: I battilani, nel loro ministero di preparare le lane per qualsivoglia lavoro da farsi, adoprano talvolta il pettine e talvolta il cardo: i quali strumenti sono a diversi usi competenti. Col pettine si trae dalla lana lo stame, che è la porzione più sottile e quasi un fiore della medesima lana. Il cardo poi serve, dopo tratto lo stame, ad accomodare la lana avanzata, e a ridurla in grado da potersi filare.
Definiz: § VII. Avere il pettine e il cardo, o Pettinare col pettine e col cardo, sono modi proverbiali, alquanto bassi e oggi poco usati, che significano Mangiare e bere moltissimo. –
Esempio: Not. Malm. 1, 295: Abbiamo un proverbio che dice, Avere il pettine e il cardo, e significa comunemente Mangiare e bere assaissimo: il che nella stessa persona suole di rado avvenire, poichè i gran bevitori non sogliono per ordinario essere parimente gran mangiatori.
Definiz: § VIII. Dare il cardo ad alcuno, significa Dirne male aspramente, Sparlare de' fatti suoi; tolta la metafora dal graffiare del cardo, che solleva il pelo a' panni; che anche si disse Cardare, ed oggi più comunemente Pettinare. –
Esempio: Cant. Carn. 284: Solevan per l'adietro i cardatori Esser più moderati; Or per l'invidia e pessimi rancori Si dan cardi arrabbiati.
Esempio: Varch. Ercol. 55: D'uno che dica male d'un altro, quando colui non è presente, s'usano questi verbi: cardare, scardassare, tratti da' cardatori e dagli scardassieri....; così: dargli il cardo, il mattone e la suzzacchera, massimamente quando se gli nuoce.
Esempio: Dav. Tac. 2, 143: Altri dicevano che questo cardo gli era dato per compiacere Muciano.
Definiz: § IX. Usare con alcuno il pettine e il cardo, vale figuratam. Trattarlo con rigore, Usare con esso molta severità. –
Esempio: Baldin. Decenn. 1, 66: Gli voleva bene, ma lo faceva stare a segno, usando con lui, com'e' si suol dire, il pettine e 'l cardo.