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1) Dizion. 5° Ed. .
MARCIDO
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MARCIDO.
Definiz: Add. Lo stesso che Marcio; ma è voce che oggi non userebbesi che in poesia, o in nobile scrittura.
Dal lat. marcidus. –
Esempio: Leggend. B. Umil. 108: La fedita generava sangue marcido, essendo male curata.
Esempio: Bocc. Lett. 44: I quali quasi tutti vedeva con gli nari del naso umidi, colle gote livide, con gli occhi piangenti, in gravissima tossa esser commossi, dinanzi a sè e a me, marcidi e rappresi umori sputare.
Esempio: E Bocc. Com. Dant. M. 2, 34: Fanno (il troppo cibo ed il soperchio bere) l'uom paralitico, fanno gli occhi rossi, marcidi e lagrimosi, il viso malsano e di cattivo colore, ec.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 70: Non già diedegli (a un fiore) L'onda vigore, Ma il rese marcido In pochi dì.
Esempio: Giust. Vers. 311: Come in pianura molle Scoppia fungaia marcida Di suolo che ribolle.
Definiz: § I. E figuratam. –
Esempio: Petr. Pist. volg. 34: Molti sono stati, la cui vertù per ozio è stata occulta. E molti di cui la vertude in tutto è divenuta marcida.
Esempio: Guicc. Stor. 2, 214: La nostra repubblica piena di splendore,... la quale ora marcida di squallore, di sordidezza,... ha dissipato in un momento l'onore di tutte le vittorie acquistate.
Definiz: § II. Trovasi, con proprietà latina, per Infiacchito, Languido. –
Esempio: Poliz. Rim. C. 63: Sovra l'asin Silen, di ber sempre avido, Con vene grosse, nere e di mosto umide, Marcido sembra, sonnacchioso e gravido.