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1) Dizion. 5° Ed. .
FUSCIARRA.
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Dizion. 5 ° Ed.
FUSCIARRA.
Definiz: Sost. femm. Persona sguaiata, scapestrata, mal costumata: e dicesi specialmente di ragazzi.
Da sciarra, che si usò per Rissa; e probabilmente è corruzione di fasciarra, che sarebbe voce composta con fare, sull'analogia di facidanno, facimale, o, con altri verbi, di accattabrighe, attaccalite, e simili, e l'a del primo elemento si sarebbe mutata in u per ragione eufonica. –
Esempio: Baldin. Scherz. scen. 5, 6: Io l'ho detto e lo raffibbio, che tu se' una fusciarra, un leccatagghieri, e una spia.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 426: Cascai, l'altezza di tre braccia almanco. V. Di notte non si vede, e ogn'uno sgarra. P. Se non si vede, si sente, fusciarra.
Esempio: Bellin. Bucch. 171: Ma perchè la squadriglia de' paggetti, Che son vere fusciarre insolentelle, Allo stendardo dan degli sgambetti, ec.
Esempio: Forteguerr. Cap. 194: Conosci tu la Cicia, e la Dianora? Una n'ha venti, e l'altra n'ha ventotto, E vanno in busca di fusciarre ancora.
Esempio: Fag. Comm. 5, 315: Ho caro anch'io di riveder quella fusciarra di Florante, che m'ha fatta questa burla.
Esempio: E Fag. Rim. 7, 243: Quel ragazzo.... Vede un vecchio dagli anni mal condotto, Che a seguitarlo a piede in van s'avanza, Ed a cavallo ei se ne va di trotto. Chi vide mai maggior mala creanza, Usata adesso da quella fusciarra?
Esempio: Saccent. Rim. 1, 126: Il Potestà nerbai. Lo nerbai certo; se egli era un ragazzo Di tredici anni impertinente assai.... Fui padre, fui maestro, fui tutore, Fui cavalier d'un podestà fusciarra, E lo nerbai; or questo è un grand'errore?