Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
O.
Apri Voce completa

pag.324


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
O.
Definiz: Particella disgiuntiva e alternativa, che dinanzi a parola incominciante per vocale prende talora un d, a fine d'evitare l'iato, e si scrive Od. Serve a coordinare due o più termini o membri o proposizioni, fra i quali si trovi equivalenza o contrarietà o gradazione o rettificazione, o simili, di significato. E ora si lascia sottintendere dinanzi al primo termine o membro; ora si premette anche ad esso per maggior distinzione ed efficacia.
Dal lat. aut. ‒
Esempio: Car. Apol. 164: La particella O non niega per se stessa, o ritorna per la negativa di sopra: ma scambiando solamente le cose negate, piglia come di balzo la negazione, e non come di colta.... Ora avendo quest'O forza di mutare la cosa davanti, così negando come affermando, convien maneggiarla con molta avvertenza, per non fare amfibologia.
Definiz: § I. In segno di semplice distinzione fra più concetti o cose o fatti che siano posti fra loro in relazione. ‒
Esempio: Dant. Inf. 31: Tienti col corno e con quel ti disfoga Quand'ira o altra passïon ti tocca.
Esempio: E Dant. Conv. 397: La statua di marmo o di legno o di metallo, rimasa per memoria d'alcuno valente uomo, si dissomiglia nello effetto molto dal malvagio discendente.
Esempio: Petr. Rim. F. 142: Ove porge ombra un pino alto od un colle Talor m'arresto.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 73: Senza sapere ove si fosse o vedere altro che mare, dimorò tutto quel giorno e la notte vegnente.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 247: Io mi credo che, quando la persona porta molta fede, che uno brieve o altra cosa gli abbia a giovare, che quella cosa non gli possa fare altro che utile.
Esempio: Varch. Boez. 98: Non ciò che 'l Tago o l'Ermo o l'Indo danno D'oro e di gemme, puote Schiarar la vista.
Esempio: Tass. Gerus. S. 19, 116: Adunque resta Il valoroso Argante a i corvi in preda? Ah per Dio non si lasci, e non si frodi O de la sepoltura o de le lodi.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 84: Chi nuoce al compagno in fatti o in detti, Deve saper che chi la fa l'aspetti.
Esempio: Targ. Tratt. Fior. 268: Ella (la lega) fu costantemente mantenuta di 24 carati; cioè d'oro ridotto alla maggior finezza che si potesse.... senza mescolarvi alcuna, benchè menoma, quantità di argento o rame.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 463: Prestami, amica, qualche granellino, Ch'io te ne pagherò poi quest'agosto O il mese di luglio più vicino.
Esempio: Parin. Poes. 10: Ti attendea la mensa, Cui ricoprian pruriginosi cibi, E licor lieti di francesi colli O d'ispani, o di toschi, o l'ongarese Bottiglia.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 342: Diceva che oggidì, qualora si è lodato alcuno, o vituperato, di probità o del contrario, da persona che abbia avuto a fare seco, o che di presente abbia; tu non ricevi di quel tale altra contezza, se non che questa persona che lo biasima o loda, è bene o male soddisfatta di lui.
Esempio: Giust. Vers. 94: Se poi m'è dato d'infilar la rima O male, o bene, Scrivo per me.
Esempio: E Giust. Vers. 256: Quando accusar del canto o mesto o lieto In me la nota o la cagione udrai, Narra ec.
Definiz: § II. Si usa in locuzioni significanti diversità o alternativa di condizioni eventuali, risolventisi poi nel medesimo effetto; ovvero dubbio, incertezza, correlazione, possibilità, e simili, intorno a checchessia; espresse anche in due o più proposizioni rette da Che, Perchè, Che sia, Sia che, e simili, e costruite, per lo più, col Soggiuntivo. ‒
Esempio: Dant. Inf. 19: E mentre io gli cantava cotai note, O ira o coscïenza che il mordesse, Forte spingava con ambo le piote.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 66: O che natura del malore nol patisse, o che la ignoranza de' medicanti.... non conoscesse da che si movesse.... pochi ne guarivano.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 38: Io non so da me medesima vedere che più in questo si pecchi, o la natura apparecchiando ad una nobile anima un vil corpo, o la fortuna apparecchiando ad un corpo dotato d'anima nobile, vil mestiero.
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 1, 79: Quando il fedele contrae collo infedele, o con giudeo o con pagano, nullo è allora matrimonio.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 56: Lucina, o fosse perch'ella non volle Ungersi come noi, che schivo n'ebbe; O ch'avesse l'andar più lento e molle, Che l'imitata bestia non avrebbe; O quando l'orco la groppa toccolle, Gridasse per la tema che le accrebbe; O che se le sciogliessero le chiome; Sentita fu, nè ben so dirvi come.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 17, 107: O sì o no che 'l giovin gli credesse, Pur la scusa accettò, come discreto.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 96: O sia che questo male ha per istinto Ferir le membra ov'è il vital vigore.... O veramente la carne del cuore, Il fegato e 'l cervel gli de' piacere ec.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 200: Questa matrigna, più di bellezze che di buon costumi ornata, alla beltà del figliastro aveva posto gli occhi; o che di natura fosse impudica, o che la fortuna a questo estremo male destinata l'avesse.
Esempio: Car. Apol. 162: La sua forza naturale (della particella o) è questa, di porre una cosa in loco d'un'altra; o che si nieghi o che s'affermi.
Esempio: E Car. Rim. 6: Fera o pia che mi sembri o mi si volga Madonna, o col pensiero o con l'aspetto.... Truovo, misero amante, onde mi dolga.
Esempio: Varch. Ercol. 428: Oggi in Sardigna o in Corsica che si sia, da alcuni si favella volgarmente il meglio che possono.
Esempio: Tass. Gerus. S. 4, 45: D'amor paterno, E d'immensa pietade ottenne il vanto: O che 'l maligno suo pensiero interno Celasse allor sotto contrario manto; O che sincere avesse ancor le voglie.
Esempio: Galil. Op. II, 228: Ad ogni mutazion di sito che facciamo in terra verso qualsivoglia parte, si varia l'orizzonte, ma il meridiano non si muta, se non muovendoci noi verso occidente o verso oriente.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 2, 43: Sempre modesto o che parli o che rida.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 567: Tutti, o lo avessero già visto, o lo vedessero per la prima volta, lo guardavano estatici.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 651: Colui, o che avesse già avuta la peste, o che la temesse meno di quel che amava i mezzi ducatoni, accennò a Renzo che glielo buttasse.
Definiz: § III. In segno di dubbio, dopo proposizioni rette dalla cong. Se, anche talora con rafforzamento dell'avverbio Piuttosto, o altro simile. ‒
Esempio: Dant. Inf. 6: Gran desio mi stringe di sapere Se il ciel gli addolcia o lo inferno gli attosca.
Esempio: E Dant. Inf. 32: Se voler fu, o destino, o fortuna, Non so: ma passeggiando tra le teste, Forte percossi il piè nel viso ad una.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 25: Iv'entro, non so se da natural vena o da artificiosa.... gittava tanta acqua e sì alta verso il cielo.... che di meno avria macinato un mulino.
Esempio: Bicchier. Bagn. Montecat. 5: Verificandosi ancora il fatto, resterebbe a decidersi se tale odore fosse da causa locale, o se piuttosto nascesse dalle emanazioni più sottili e della valle e della pianura marazzosa che li sta di fronte.
Definiz: § IV. In segno di gradazione, progressione, aumento, e simili. ‒
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 3, 236: Fatelo stare fuori della città, o legatelo con gravi catene, s'egli ne sarà degno; o voi finite la paura colla morte del fatato signore.
Definiz: § V. In segno di dichiarazione, spiegazione, di cosa già detta; anche nelle maniere O sia, O sì, O sì veramente, e simili. ‒
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 66: E se i fati o le stelle o sien gli iddei Volessin ch'io potessi far la vita Secondo gli auspicj e voti miei ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 159: Diciamo adunque ch'ella (una camera) sia, com'è, divisa in volta, ed in pareti o facciate, che le vogliamo chiamare.
Esempio: Cellin. Vit. 361: Questo si era, come noi diremmo in Toscana, una loggia, o sì veramente uno androne.
Esempio: Salv. Infarin. sec. 67: Quantunque Aristotile.... non favelli degli episodj o digressioni, ma solamente dell'argomento ec.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 366: Herpein, greco verbo, da cui due ne fecero i Latini, uno per metatesi o trasposizion di lettere, cioè Repere...; l'altro ec.
Definiz: § VI. In segno di correzione, limitazione, e simili; rafforzato spesso con Almeno o almeno, Piuttosto o piuttosto, Per dir meglio o per dir meglio, e altre simili locuzioni. ‒
Esempio: Salv. Infarin. sec. 48: Platone imita ne' suoi dialoghi, o almeno in alcuno di essi, con locuzione artificiosa.... e non pertanto non è poeta nè di primo grado, nè d'altro.
Esempio: E Salv. Infarin. sec. 69: Se l'azione dee essere una, bisogna che le sue parti o necessariamente, o almeno verisimilmente, succedano l'una all'altra.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 519: Lo difendeva o si proponeva di difenderlo.
Definiz: § VII. In segno di opposizione, esclusione, contrarietà, alternativa, e simili, usato anche in quell'argomentazione che si chiama Dilemma. ‒
Esempio: Dant. Inf. 6: Maestro, esti tormenti Cresceranno ei dopo la gran sentenza, O fien minori, o saran sì cocenti?
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 196, 4: O noi morremo per niente; o forse mancherà loro il cuore, e nasconderannosi, e gitteransi in fuga o in altri vili rimedj.
Esempio: Petr. Rim. F. 8: Lassare il velo o per sole o per ombra, Donna, non vi vid'io.
Esempio: E Petr. Rim. F. 184: E qual sia più fa dubbio a l'intelletto La speranza o 'l temor: la fiamma o 'l gelo.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 189: Che mi consigli tu ch'io faccia, o che io entri nella religione, o che io mi stia nel secolo.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 104: O voi a sollazzare ed a ridere.... con meco insieme vi disponete.... o voi mi licenziate.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 196: O ti converrà fuggire e perder ciò che tu hai ed essere in bando, o converrà che ti sia tagliata la testa, sì come a micidial di me.
Esempio: E Bocc. Laber. 158: Senza dubbio o ella t'ama, o ella t'ha in odio, o egli non è nè l'uno nè l'altro.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 39: Misero te se l'orco ti ci coglie! Coglia (disse) o non coglia, o salvi o uccida, Che miserrimo i' sia non mi si toglie.
Esempio: Varch. Stor. 2, 160: Voglio ch'egli o scampi o muoia insieme con esso meco, per la libertà della patria.
Esempio: Galil. Op. VI, 264: Le cose del mondo o son grandi o son piccole.... Gli oggetti o son vicini o son lontani.
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 9: Ne' libri si hanno le materie più distinte in spezie, o nobile o plebea, o grave o burlesca, o tragica o civile, o storica o oratoria, o negoziativa o dottrinale.
Esempio: Segner. Op. 4, 343: V. S. faccia appresso questo dilemma: O l'illustrissimo impugnatore ha vedute queste cose tutte, che sono così cospicue, o non le ha vedute. Se non le ha vedute, ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 490: E quando vi siete presentato alla chiesa.... v'ha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo? O v'ha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere? O non v'ha espressamente detto il contrario?
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 724: Le sostanze sono, o spirituali, o materiali.... Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte.
Definiz: § VIII. E in costrutto con la cong. Che, reggente un verbo di modo Indicativo, serve ad attenuare il senso della cosa che siamo per significare, esprimendo il contrasto fra l'opinione o la speranza e la realtà. ‒
Esempio: Petr. Rim. F. 208: Forse, o che spero! el mio tardar le dole.
Esempio: Tass. Gerus. S. 20, 107: Giunge all'irresoluto il vincitore E in arrivando (o che gli pare) avanza E di velocitade e di furore E di grandezza ogni mortal sembianza.
Definiz: § IX. O, spesso non ha altro ufficio che di rafforzare il discorso o di dargli maggior rilievo, posta innanzi a proposizione affermativa, negativa, interrogativa, esortativa, obiurgativa, conclusiva, e simili. ‒
Esempio: Bocc. Decam. 3, 43: A cui la compagna disse: O se noi ingravidassimo, come andrebbe il fatto?
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 230: Disse Ferondo: non c'è egli più persona che noi due? Disse il monaco: sì, a migliaia; ma tu non gli puoi nè vedere nè udire.... Disse allora Ferondo: o quanto siam noi di lungi dalle nostre contrade?
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 14: Il padre disse: figliuol mio, bassa gli occhi in terra, non le guatar.... Disse allora il figliuolo: O come si chiamano?
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 15: E cominciò a dir seco:... dove vo io? O che so io, se i parenti di costei.... le fanno far questo, per uccidermi in quello avello?
Esempio: Sacch. Nov. 1, 13: Io lascerò questo nella vostra discrizione. O che modo terrai? disse l'abate.
Esempio: Gell. Capr. Bott. 14: Or su, e tu chi sei? A. L'anima di Giusto. G. O chi sarà adunque questo Giusto?
Esempio: Car. Apol. 79: Lo stile non s'intende d'ogni sorte di scrivere, e la lingua d'ogni sorte di ragionare? e così lo scrivere, e 'l ragionare di tutte le lor spezie? O perchè non d'un sonetto o d'una canzone?
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 4, 21: Gli uomin fuggiro? E. Fuggiro, signor sì. C. Tutti fuggiro? O senti, che vigliacchi!
Esempio: Bertin. A. F. Fals. scop. 87: Nè anche posso negarvi.... che lo stesso signor Bertini dicesse ancora alla signora interrogatrice che di più aveva curiosità di sapere appuntino il tempo del cominciamento di quello scirro.... O questo poi Iddio solo il può sapere.
Esempio: Fag. Comm. 5, 79: O che occorreva che mi dicessero e mi raccomandassero con tanta premura questo segreto?
Esempio: E Fag. Comm. appr.: O che siete voi la segretaria delle cose che non s'hanno a sapere?
Esempio: Giust. Vers. 50: O come domine, Se giorni sono, Vendevi zenzero Per pepe bono, Oggi ci reciti Col togo addosso Questa commedia ec.?
Esempio: E Giust. Vers. 88: S'ha da star qui rattrappiti Sul terren che ci ha nutriti? O che siamo cavoli?
Esempio: E Giust. Vers. 267: O la veda Se a tempo suo.... G. Chetiamoci! V. O dunque la mi creda.
Definiz: § X. O, ed O che, per Altrimenti, Se non, e simili, in contrapposto d'altra proposizione precedente, e per lo più in segno di minaccia. ‒
Esempio: Stor. Barl. 58: E perciò io vo' prego che voi mi facciate una cosa, od io lo farò a sapere al vostro padre; che voi vi guardiate di non favellare più con lui.
Esempio: Tasson. Sacch. rap. 8, 74: Mettiti giuso, o ch'io t'ammazzo.
Esempio: Alf. Trag. 2, 272: Scostati, taci, Lasciami o ch'io.... C. Tu sì, svenami, Egisto.
Definiz: § XI. O, viene spesso rafforzata con altre parole, e se ne formano locuzioni di significato distintivo o dichiarativo, come O pure, O sia, O vero sia, O vero, O sì vero, che più spesso si scrivono congiuntamente e si registrano ai loro luoghi. E si usò anche O sì. ‒
Esempio: Cresc. Agric. volg. 493: Farà prò se di galla trita il sapor vi mischierai, o vero secche rose, o vero minuzzoli di carne arrostita, o vero uva passa, o vero timo o centaura, o vero radici d'erba.
Esempio: Dant. Purg. 31: Con men di resistenza si dibarba Robusto cerro, o vero a nostral vento, O vero a quel della terra d'Iarba.
Esempio: Vill. G. 2: Nembroth, il gigante, fu il primo re o vero rettore e ragunatore di congregazione di genti.
Esempio: Petr. Rim. F. 3: Non ebbe (la mia virtute) tanto nè vigor, nè spazio Che potesse al bisogno prender l'arme; O vero al poggio faticoso ed alto Ritrarmi ec.
Esempio: Cellin. Pros. 40: Questa detta cassa si domanda ordinariamente per ogni uno nell'arte un castone, o sia in pendente, o sia in anello, qual si direbbe il castone dello anello.
Esempio: Cecch. Masch. Prol.: Nè vi pensate Ch'e' l'abbia fatte venire o da Modana.... O sì ch'e' se ne sia fornito qua.
Esempio: E Cecch. Masch. 1, 3: Comprami due paia Di galline, o sì qualche gallione.
Esempio: Soder. Op. 1, 208: Consumate col tempo le asse, o sì vero dopo un certo [tempo] cavate, lasceranno il muro di getto tutto intero.
Esempio: Pop. Disc. Ragn. 613: E vorrei ancora che fusse messa in mezzo la detta ragna da due spallierette di mortella o di lentaggine, o sivvero da due moricciuoli coperti d'ellera.
Esempio: Galil. Op. VI, 263: Se noi torneremo a considerar meglio questo argomento, lo troveremo esser difettoso, ed esser preso come assoluto quello che non si può intendere senza relazione, o vero come terminato quello ch'è indeterminato.
Esempio: E Galil. Op. VII, 137: O vero, quando gli paresse di metter troppo della lor reputazione e di quella d'Aristotile nel confessar ec.
Esempio: Magal. Comm. Inf. 71: Ma dove urtino in muro od in legno, o sì, cadendo in terra, ribalzino incontanente, ne concepiscono un altro (moto), figlio di quel novello impeto.
Definiz: § XII. In costrutto col verbo Volere, denota elezione tra due termini, diversi od anche contrarj. ‒
Esempio: Leggend. SS. M. 35: O vuogli male, o vuogli bene, che in questo tempo della presente vita avremo operato, quel medesimo dopo la fine nostra ci ritroveremo.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 169: Egli ci son de' ben leggiadri, che.... hannomi mandato proferendo di molti denari, o voglio io robe o gioie.
Esempio: Pulc. L. Morg. 13, 37: Che poco val qui contro al suo potere Allegar Trimegisto, o vuoi Platone.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 22, 5: E cominciam da sommo, o vuoi da imo.
Definiz: § XIII. Pure col verbo Volere, reggente il verbo Dire, forma una locuzione dichiarativa, equivalente a Cioè, Ossia. ‒
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 49: L'appetito del magisterio, o vogliam dire di essere maestro, è da riprendere.
Definiz: § XIV. Coordinata a Non od a Nè, si usa talora in luogo di un'altra Nè. ‒
Esempio: Petr. Rim. F. 211: Nuoto per mar che non ha fondo o riva.
Esempio: Bern. Orl. 59, 1: Com'avvien che nè in prosa è detta o in rima Cosa che non sia stata detta prima.
Esempio: Tass. Gerus. S. 3, 19: Ahi quanto è crudo nel ferire! a piaga Ch'ei faccia, erba non giova od arte maga.
Esempio: E Tass. Gerus. S. 20, 142: Guerreggio in Asia, e non vi cambio o merco.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 84: Nè si lamenti alcuno o si sconturbi.
Definiz: § XV. Si usò per anacoluto, non replicata la particella O nella seconda parte della proposizione composta, sostituendovisi altra locuzione o costrutto. ‒
Esempio: Vill. G. 192: Altri, o per viltà di cuore, veggendo i loro avere il peggiore, e chi disse per tradimento, come gente infedele e vaghi di nuovo signore, sì fallirono a Manfredi abbandonandolo e fuggendo ec.