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Dizion. 5° Ed. .
MISERERE
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pag.435
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MISERERE. Definiz: | Voce latina; ed è la seconda persona singolare dell'imperativo del verbo Misereri, che vale Abbi misericordia. Usasi più spesso in poesia, e rivolgendosi alla Divinità. |
Da miserere, prima parola del salmo cinquantesimo. – Esempio: | Dant. Inf. 1: Quando vidi costui nel gran diserto, Miserere di me, gridai a lui, Qual che tu sii, od ombra, od uomo certo. | Esempio: | Petr. Rim. 1, 75: Miserere del mio non degno affanno. | Esempio: | E Petr. Rim. 2, 135: Miserere d'un cor contrito, umile. | Esempio: | Ar. Orl. fur. 8, 46: Come fu presso disse: miserere, Padre, di me, ch'i' son giunta a mal porto. | Esempio: | Speron. Op. 4, 385: Miserere di me, Dio mio Signore, Secondò la infinita tua pietade. |
Esempio: | Gozz. Op. scelt. 5, 435: Io son colui Che coll'ale di rondine veloce Salsi al Parnasso tuo per coglier inni: Miserere di me! |
Definiz: | § Trovasi costruito con un termine retto dalla prep. A. – |
Esempio: | Med. L. Op. 2, 202: Miserere alla figlia infetta ed egra Alma, dalla celeste patria lunge, Ch'esula in questa selva oscura e negra. |
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